Matilde Sartorari

Cittadino illustre

Nata a Zevio il 10 giugno 1902, si trasferisce con la su agiata famiglia a Firenze nel 1917, dove due anni dopo espone in una mostra personale al Lyceum alcuni suoi quadri, espressione dell’esperienza anteriore di vita immersa nella campagna zeviana e insieme di temi ricorrenti in pittori post-macchiaioli come Galileo Chini, Francesco Gioli e Cesare Ciani. L’ambiente agreste e l’umile gente di campagna rimarranno una costante nella pittura della schiva Matilde. Dopo aver riscosso l’approvazione di pittori come Ciani ed Hewelyn Lloyd, i cui giudizi sono conservati nell’album delle firme di quella mostra, il critico d’arte di Giovanni Fattori, Mario Tinti, la presenta con ammirazione nel catalogo di una mostra tenuta da Matilde a Roma nel ridotto del Teatro Nazionale nel 1923: egli definisce l’arte della giovane pittrice “un impressionismo genuino, aderente ad emozioni vere e squisite”. Ottenuta anche in questa occasione valutazioni positive, nel 1924 Matilde si sposa, seguendo il marito Jokl che per lavoro si sposta tra Parigi e Londra. Matilde ne approfitta per visitare musei e mostre, ma anche per trarre ispirazione dall’ ambiente cittadino; nel 1937 a Londra, alla Goupil Gallery, espone una settantina di opere, nate da questa nuova ispirazione e piaciute al pubblico e alla critica che ne parla sul Times e sul Daily Mail per bocca di Pierre Jeannerat. La seconda guerra mondiale viene non solo ad annullare una mostra di Matilde organizzata a Parigi, ma anche a perseguitare il marito, ebreo di origine austriaca, costretto a vivere per due anni nascosto in stalle e grotte della Dordogne; a questo periodo risale “Il Polacco”, nelle due redazioni del 1943 e 1944, in cui si legge “la lucida coscienza di un popolo che soffre, martoriato come il resto dell’Europa dall’aggressione armata”. Rotornata alla fine della guerra in Italia, espone negli anni ’50 a Milano nella Galleria Cairola, Genova e Torino nella Bussola, meritando il plauso di Leonardo Borghese, Raffaele De Grada, Orio Vergani, Emilio Zorzi, Marziano Bernardi, Luigi Carlucci. Espone nuovamente a Firenze nel novembre 1954, presso galleria “Vigna Nuova”. Merita sottolineare quanto ha scritto in questa occasione Mario Brogiotti, richiamando l’influenza del vecchio maestro Ciani: “La pittura di Ciani, forse rude, ma a volte un po’ sorda, si spoglia come da un petalo di rosa, si scalda, si ripulisce, e mostra tutto il suo spirito riveduto e corretto; penso come sarebbe felice il povero Ciani se potesse vedere a qual punto di maestria e di sensibilità è arrivata la sua antica scolaretta”(da lettera autografa datata 19/11/ ’54).

Dal ’53 alI’ ’88 Matilde espone, in una serie di mostre, nel veronese. Nel ’53 al ‘Cappello’, presentata da Raffaello Brenzoni; nel ’56 a Zevio (suo paese natale); nel ’71 compare nella rassegna Verona anni venti, curata da Licisco Magagnato e Gian Paolo Marchi; nel ’75 a S. Floriano con note di Ivo Senesi, Giuseppe Brugnoli e Gilberto Altichieri; a Verona alla “Fra Giocondo” nel ’75 e nel 1984 alla Libreria Mondadori di Piazza Bra, presentata da Alessandro Mozzambani.

Nel Marzo dell’ 85 una grande mostra antologica, che raccolse dipinti e disegni dal 1919 al 1984, viene allestita ancora a Verona alla Galleria dello Scudo, con presentazione in catalogo di Gian Luigi Verzellesi. Quella del critico veronese si prospetta come una delle letture più attente dell’ opera di Matilde Sartorari, sia per quanto concerne l’ evoluzione della pittura in senso diacronico, sia per l’analisi dei singoli generi, dal paesaggio, al ritratto, alla natura morta, alla tecnica espressiva del disegno (che in Matilde ha il raro dono di apparire, al contempo, raffigurante e significante). Essa risulta definita nel suo reale spessore, accampandosi tra le più alte produzioni del Novecento artistico veronese. Il l0 Settembre ’88 il comune di Malcesine, in concomitanza con l’ assegnazione del premio Goethe, allestisce nel Castello una mostra-omaggio a Matilde Sartorari. Le ariose stanze della rocca scaligera, affacciata sullo specchio lacustre, esaltano la bellezza di quei dipinti. Per l’ ultima volta l’ anziana artista riceve il sincero tributo di tanti ed entusiasti ammiratori.

Si spegne, lieta del proprio successo, il 14 settembre 1988, all’ età di 86 anni, nel pieno svolgimento della sua personale. (Note tratte da Franco Casati, Matilde Sartorari, allieva della natura, Zevio 1998, p. 12, breve monografia con riproduzioni, pubblicata in occasione della personale antologica, dedicata a Matilde Sartorari tra 3 e 13 ottobre 1998).

Le è dedicata una via del capoluogo.

Pagina aggiornata il 11/07/2024

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