Gaetano e Giuseppe Stevani, missionari gesuiti

Cittadino illustre

Gaetano, nato il 16 gennaio 1819, entra nel noviziato della Compagnia di Gesù in Verona il 17 ottobre 1838; dopo aver conseguito la licenza in filosofia, insegna in Italia, Germania e Francia nei collegi della Societas, secondo l’abituale lungo cursus studiorum gesuitico, prima di passare agli studi teologici; viene ordinato sacerdote soltanto il 24 settembre 1848 a Parma dal vescovo Giovanni Näuschel. In seguito a continue richieste ai suoi superiori di poter partire in missione per l’America Latina, dopo un iniziale periodo passato in Albania, ottiene il permesso da Pio IX di svolgere la sua predicazione ai non cristiani, ma in Cina; raggiunge Shangai tra maggio e giugno del 1860. Imparato ben presto il cinese, a Natale dello stesso anno tiene il suo primo discorso in lingua nella missione di Pe-tche-lì. Dopo un breve periodo di riposo, riceve in affidamento il vasto territorio di Xem-tchou, abitato da 2 milioni circa di cinesi, di cui solo 2.200 cattolici. Si improvvisa disegnatore, architetto e pittore, sempre prodigandosi nella cura spirituale e corporale di cattolici e non cattolici. Nel 1870 padre Gaetano è minacciato a Tien-tsin dai rivoltosi anti-imperiali detti Ciam-mao che, nella lotta contro l’imperatore di stirpe tartara, non risparmiano nemmeno gli Europei, specialmente gli Anglo-Francesi, né le missioni cattoliche. Rifinito dalla dura attività missionaria, viene costretto al riposo nel 1872; muore a Kien-Kien il 28 novembre 1875.

Giuseppe nato il 7 settembre 1822, segue anch’egli la via del sacerdozio e, sulle orme del fratello desidera ardentemente entrare nella Compagnia di Gesù; contrastato fortemente dal padre Antonio, che non tollera un altro figlio in giro per il mondo, che protesta di aver già offerto a Dio figlie monache e un figlio gesuita, che teme di restare abbandonato nella vecchiaia, Giuseppe si accontenta remissivamente di farsi ordinare sacerdote diocesano dal vescovo di Verona mons. Mutti, il 19 settembre 1846. Dopo aver svolto il suo servizio in alcune parrocchie della diocesi di Verona, entra finalmente nella Compagnia il 10 dicembre 1855 a Verona ed emette i voti solenni l’11 novembre del 1857 a Padova. Recatosi per qualche anno a Feldkirch presso suoi confratelli, impara il tedesco e insegna l’italiano ai bambini più poveri. Alla fine dell’ agosto 1860 parte di lì alla volta di Bombay, dove i superiori lo hanno destinato, ma passa per Verona e riceve per l’ultima volta i saluti di familiari e amici. Dopo lungo viaggio per mare, giunge a destinazione: apprende presto il portoghese, l’indostano, il maratto e l’inglese per poter seguire da vicino tutti i suoi fedeli. Minato nella salute dall’insalubre clima subtropicale e spossato dalle dure fatiche quotidiane, padre Giuseppe viene trasferito per diciotto mesi a Poona, 100 miglia da Bombay, in una stazione militare dove provvede alla cura delle anime dei soldati inglesi e soprattutto irlandesi cattolici. In seguito padre Giuseppe, avendo manifestato nel giugno 1863 ancora una volta i sintomi preoccupanti del terribile “male di petto”, viene trasferito sulla marittima città di Surate. Anche là, tuttavia, si ammala di malaria, ma, appena si ristabilisce, riprende la predicazione e la cura delle anime, aiutato da una compagnia di protestanti inglesi padrona di una ferrovia che gli concede viaggi gratuiti per i suoi spostamenti. Il padre Giuseppe, faticando enormemente a convertire i pagani, distratti dalla materialità della loro idolatria, adescati dall’oro dei protestanti e traviati dal cattivo esempio dei colonialisti e affaristi europei, sfinito dalla salute ormai assai cagionevole, non resiste all’estremo assalto di colera e muore a Surate il 16 aprile 1866.

Ai due fratelli è dedicata una via del paese; una lapide è affissa sulla casa natia, in Corso Cavour.

Pagina aggiornata il 11/07/2024

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